venerdì 24 marzo 2006

Evviva San Simonino!

Oggi è la festa liturgica di San Simonino di Trento, uno dei patroni della città trentina. Riproponiamo alcuni documenti sulla figura del bimbo martire e l¹invochiamo affinché possa terminare la persecuzione dei Cristiani, iniziata con la lapidazione di Santo Stefano da parte dei Giudei (Atti degli Apostoli, VII, 54-59).

Documento n. 1 – Dall’Enciclopedia Cattolica, vol. XI, col. 640 (edizione del 1953):
Simone di Trento, santo, martire. Bambino di 20 mesi (secondo altri di due anni e mezzo), figlio di un conciatore di Trento, scomparso la sera del Giovedì Santo (23 marzo) 1475, e ritrovato cadavere con orribili mutilazioni la domenica seguente in un canale che scorreva sotto la casa di uno dei maggiorenti ebrei della città. L’opinione pubblica e il processo immediatamente aperto dal principe vescovo Giovanni Hinderbach attribuirono agli Ebrei la colpa dell’uccisione fatta a scopo rituale. Quattordici di essi in seguito al processo e alle deposizioni furono giustiziati, gli altri, con una legge che rimase in vigore fino alla secolarizzazione, furono messi al bando dal Principato. Al piccolo Simone, che i Trentini venerarono tosto come martire, la S. Sede concesse nel 1588 il culto liturgico e l’iscrizione nel Martirologio romano. Festa il 24 marzo.

Documento n. 2 – Dal Breviario Romano, Proprio dell’Arcidiocesi di Trento, testi delle Lezioni del II Notturno:
IV Lezione – Simone di Trento, nato da genitori pii, non aveva compiuto ancora 29 mesi della sua età quando di nascosto fu rapito dalla casa paterna da un ebreo di nome Tobia che era stato corrotto con del denaro da altri Giudei. Costoro, infatti, avevano deciso di uccidere un fanciullo cristiano poiché, per loro, si avvicinava la Pasqua, così da poter mescolare il sangue del fanciullo agli azzimi, operazione che essi reputavano essere gratissima a Dio. Il fanciullo sequestrato fu condotto nella casa di Samuele nella quale si erano radunati molti Giudei. Favoriti dal silenzio della notte, da questa casa lo portarono nella Sinagoga e qui gli tolsero le vesti, gli fasciarono la bocca in modo che non si sentissero le grida e, subito dopo, tirando le sue braccia da una parte e dall¹altra lo misero come in croce e in guisa di lupi famelici praticarono crudeli sevizie sul tenero corpo tanto da cambiare il suo aspetto.
V Lezione – Il più crudele fra questi, dopo aver colpito il volto (visibile tutt’oggi nonostante i supplizi) tagliò con una verga la sua fronte di bambino. Un altro, con un arnese, gli strappò un brandello di carne dalla mascella. Nel contempo ve n’era un terzo che pestava crudelmente i brandelli di carne. Il sangue che fuoriusciva dalla pelle veniva raccolto per usi abominevoli. Qualche altro persecutore, onde evitare che il bambino soffrisse per pochi istanti morendo soffocato, per qualche attimo allentava il bavaglio, facendo attenzione che non si sentissero le grida, per poi restringerlo. Cominciarono in seguito tutti a forare, con aghi appuntiti le povere membra, quasi morte, un po’ in tutto il corpo gridando che quell’offesa essi la facevano a Gesù, che i Cristiani adorano come Dio.

Nello stesso modo in cui i loro padri avevano affisso in croce Gesù, anche loro martirizzavano ora quel fanciullo. Queste bestie molto selvagge godevano nel guardare i rivoli di sangue che uscivano da tutto il corpo e cadevano lasciando macchie ovunque. Finché il povero martire, dopo circa un’ora d’agonia rimise lo spirito a Dio nella decima calenda di Aprile dell’Anno del Signore 1475.
VI Lezione – Questi uomini empi, poiché avevano capito di essere sospettati dal popolo che cercava il fanciullo, rivestirono con i suoi indumenti il corpo esanime e lo gettarono nel fiume che scorreva lì sotto. Subito denunziarono al Vescovo Giovanni di avere ritrovato quel corpo così straziato nelle torbide acque. Per questo motivo fu inviato ad indagare il prefetto della città che per tre giorni interi rimase presso di loro. (Era infatti la Domenica di Resurrezione).

Alla fine dei tre giorni egli capì che quel tremendo misfatto era stato perpetrato da loro, li fece imprigionare, interrogare e, dopo che ebbero confessato, infine li condannò a giustissime pene. In seguito con pubblico decreto vennero scomunicate ed interdette tutte le genti empie della città e del contado di Trento. Il piccolo corpo dell¹innocente fanciullo fu portato in processione alla Chiesa di S. Pietro con grande concorso di folla. Il popolo lo tiene in grande venerazione per i suoi clamorosi miracoli compiuti non solo in Trento, ma anche fuori dalla città.

Documento n. 3 – Dal Martirologio Romano (Typis Polyglottis Vaticanis,
1956):
Nono Kalendas Aprilis (23/III). Tridenti passio sancti Simeonis pueri, a Judæis sævissime trucidati, qui multis postea miralulis coruscavit.
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